Questo magnifico codice è tratto dal Breviarium Ambrosianum (Beroldo, a. 1398), conservato nella Biblioteca Trivulziana di Milano, copiato nel 1394 da Andriolo de’ Medici di Novate e miniato da Giovannino de’ Grassi e dai suoi.
Esso è comunemente detto “Beroldo” perchè è la trascrizione di un trattato sulle consuetudini della Chiesa ambrosiana compilato nel 1126 da Beroldo, custode delle lampade della chiesa metropolitana milanese.
Le moltissime iniziali miniate e dorate che ornano il volume, oltre alle migliaia di iniziali rosse e azzurre, rivelano la mano di più di un artista. Tuttavia unitario è lo spirito della originalissima ornamentazione che richiama quella del Duomo di Milano per cui Giovannino de’ Grassi preparò certamente numerosissimi disegni.
Nella prima pagina del Beroldo, qui riprodotta, sono esempio di questo caratteristico gusto per l’inserimento dell’ornamentazione di motivi architettonici, il delicato edificio gotico in cui, al piede della pagina,
S. Ambrogio battezza S. Agostino e l’altra frastagliatissima guglia a destra, che richiama le delicatissime forme del Duomo milanese.
Articolo scritto da Laura
Volendo approfondire la bellezza della prima pagina del BEROLDO va notata anche la figura in alto in cui AMBROGIO, a sinistra, ha in mano il pastorale e con la destra indica verso l’alto tenendo un flagello in mano, mentre AGOSTINO è raccolto in preghiera. La colonna poligonale, tipicamente gotica, che separa i due personaggi vestiti da vescovo, è la base della lettera T che li incornicia, alla cui sommità si dipartono specularmente due chiese a navate delle quali, vedendole in prospettiva, è mostrata anche la facciata. Inoltre il pavimento a rombi è in realtà simile a quello scoperto archeologicamente nel XX secolo sotto il duomo attuale, quindi l’artista rappresentò il pavimento del battistero di epoca romana ancora esistente ai suoi tempi. Storia, arte e fede si mescolano in un’opera affascinante!