“La fine del ponte” è una poesia di LaurisaGifts. Chi l’ha detto che pubblichiamo solo prodotti da vendere? La nostra è una passione per la bella calligrafia, le miniature, l’artigianato, il ricamo e perché no, dell’arte in generale, poesia compresa, se questa ci fa battere il cuore! Scritta alcuni anni fa e pubblicata solo ora su incoraggiamento di mia sorella Luisa, è un testo decadente e ricco di ossimori che trovo molto romantico. In sostanza è la storia di un vecchio ponte di pietra che sta per morire e che rimpiange di non poter più sentire il vento su di sé, di cui è da sempre platonicamente innamorato. Sarà che noi liguri di ponti ne abbiamo visti morire tanti, ma spero che questa poesia vi piaccia come è piaciuta a me che l’ho scritta.

Sono orgogliosa di aver partecipato alla II edizione del Concorso Nazionale di Poesia “Dantebus”, dal motto “l’arte, oggi, va subito lontano”. Buona lettura!

LA FINE DEL PONTE

Quaggiù nella pittoresca campagna si va incontro alla sera, il fiume mi scuote lento, le strade deserte lasciano spazio ad uccelli ed insetti dorati.

Quaggiù dove il mare non canta si respira il dolce suono delle farfalle, si scorge una piccola barca scrollare la sua chioma lucente e far agitare il brillio dei fiori nel fluente prato vicino.

I miei occhi sono ormai stanchi ma sentono ancora il profumo della rugiada sugli steli verdi nelle mie crepe, come calde lacrime riposano in me.

Il mio petto è di fredda pietra ma è dentro che amo. Arde in me un piccolo fuoco ma come la luce di quel lampione sta per spegnersi, per fuggire sulle montagne, là dove l’occhio si perde, là dove il mio desio vuole giungere.

Non proverò più il gusto della luce, né sentirò i colori delle fronde degli alberi, né lo scroscio della pioggia rotolare, lo scalpiccio dei cavalli e le loro carrozze, l’odore della cappelletta…

Scorderò te, aria, che mi baci come fossi vita che pulsa, cuore che irrompe. Senza saliva, mi sfiori come una veste di seta. Cieca mi contempli nelle fresche giornate autunnali. Respiri su di me, quando piango; racchiudi musica che tocco sotto forma di lucente armonia. Solo al tatto senti le lacrime.

Duole il petto voglio giungere ai monti, inabissarmi in quelle vette intrecciate con te e perdermi infinitamente nella musica.

Singhiozzo, ma il mio specchio mi abbandona. Dove sono ora le farfalle? Rifugiati in me, fluente vento. Cristallizzati quaggiù, cedendo al mio amore.

Se la poesia vi piace, potete votarla fino al 25 novembre a questo link: Poesia

Al prossimo articolo!

Articolo scritto da Laura

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